INTARSIO
si
dicono generalmente intarsi dall'arabo "Tarsi", quelle
opere ornamentali o figure ottenute commettendo sopra
una superficie piana elementi variamente sagomati di
materia diversa (legno, marmo, avorio, pietre colorate,
eccetera). L'intarsio si applica alla decorazione di
oggetti, mobili o all'architettura, rientrando nella
più vasta categoria delle decorazioni polimateriche ottenute
per incastri, inserzioni, incastonature, eccetera.
La
storia dell'intarsio
la tecnica dell'intarsio
ha origini antichissime. In Egitto, intarsi in avorio
e legno appaiono fin dal tempo della prima dinastia
in cofanetti decorati con motivi geometrici rinvenuti
da molte tombe. Già nella quarta dinastia, l'intarsio
appare usato per i mobili come in alcune portantine
ove a sua volta, l'ebano intarsiato con geroglifici
d'oro.
Nell'Asia Minore,
invece, è più diffuso
l'intarsio di pietre dure e conchiglie (madre perla)
disposte in un letto di bitume, si trovano, però, molti
oggetti d'uso comune con piccole decorazioni intarsiate
di lavoro pregiato, come certe tavolette da gioco, alcuni
strumenti musicali, mobili di lusso ed altro. Nell'ambito
del mondo cretese, si trovano preziose figurine con intarsio
di cristallo di rocca, madre perla, legno e oro su steatite.
Nel mondo greco
più antico,
si trovano solo echi letterali d'opere analoghe a queste
ora descritte, in genere con riferimento ad oggetti d'importazione
dall'oriente, ove, nel primo millennio, si mantiene la
tradizione artigiana di questa produzione, come documentano
intarsi eburnei di Assur o quelli lignei di tasso e bosso
di Gordion, appartenenti a mobili o arredamenti.
L'intarsio appare intorno
al terzo secolo avanti Cristo nelle zone dell'Asia Minore
e col passare del tempo si diffonde in Europa ed in particolare
in Italia, dove compare con il nome di "tarsia" al
tempo dell'Impero romano. Scatole, cofanetti, oggetti
di legno erano generalmente coperti di stucco e di pittura.
L'impiego del legno al naturale era cosa nuova che esigeva
l'opera di intarsiatori abili nel ritagliare sottili
lamine e nel variare i colori per mezzo dei legni diversi
che si potevano rinvenire in Italia come l'ebano, il
cipresso, il bosso ed il noce. Alla fine del XV secolo
si ricorse alla tintura. Inizialmente si sfruttò soprattutto
il contrasto dei toni chiari, dati dalla fusaggine e
dal bosso, e di quelli scuri per i quali si usavano l'ebano
ed il noce. Le ombreggiature si ottenevano annerendo
il legno col ferro rovente quando le lamine erano già applicate
con il mastice. L'invenzione di un procedimento che permetteva
di tingere il legno per mezzo della bollitura sarebbe
dovuta, secondo il Vasari, a fra Giovanni da Verona,
mentre altri attribuiscono la scoperta ai fratelli Lendinara.
Inizialmente la tarsia
fu detta "certosina" e
consisteva in tasselli di essenze di legno, intarsiate
con figure semplici e stilizzate, inserite in un'asse
di massello con incastri tanto perfetti da essere bloccati
senza l'uso della colla. Per più di mille anni non si
eseguirono più lavori ad intarsi, poi la tecnica tornò alla
ribalta soprattutto in Toscana ove venivano applicate
nuove tecniche quali la "tarsia
geometrica" che implica la copertura totale
della struttura su cui si desiderava riportare l'intarsio
con parti di listra (l'impiallacciatura non era ancora
stata scoperta) assemblate tra loro.
Solo nel '400 i
grandi intarsiatori fiorentini cominciano ad impreziosire
questa
tecnica inserendo le prime regole di prospettiva ed utilizzando
delle ombreggiature che donano maggiore effetto a quelli
che erano diventati veri e propri dipinti. Com'è noto
la nuova visione prospettica ebbe un incremento decisivo
verso il 1425-1435 con le dimostrazioni del Brunelleschi
e dell'Alberti che traggono spunto dalle vedute delle
città. In questi casi particolari, il decrescere regolare
delle mura laterali, simile a quinte teatrali, e le fughe
dei lastricati possono facilmente tradursi in strutture
lineari. L'intersezione delle linee di fuga e degli ortogonali,
determinano un reticolato di figure semplici, facili
da rendere ritagliando le lamine lignee. Le prospettive
urbane non erano solo un esercizio caro agli intarsiatori,
ma chiarivano anche la ragione d'essere della loro arte.
Parecchi in questo periodo sono i cassoni ornati con
pannelli di questo genere. Lo stesso Vasari descrive
l'abilità di alcuni intarsiatori nell'arte di "combinare
legni tinti di diversi colori per suscitarne prospettive,
viticci ed altri oggetti di fantasia che eran stati introdotti
al tempo di Filippo Brunelleschi e di Paolo Uccello".
Nel '500 le difficoltà aumentano:
gli intarsi presentano decori costituiti da composizioni
di forma geometrica continuamente ripetute fatti con
piccoli pezzi di legno tagliati ad uno ad uno cercando
di ripetere la stessa forma e le stesse dimensioni. È in
questo secolo che, per semplificare il lavoro, s'inventa
la "tarsia a toppo",
ossia l'unione di varie bacchette di legno nelle forme
geometriche che si vogliono riprodurre: l'estremità di
queste bacchette riportano esattamente il disegno di
cui si ha bisogno, quindi basta incollare tra loro i
legni, scegliendo esattamente l'ordine in cui si vuole
che appaiano nel decoro, e tagliarli in piccoli strati
per ottenere sempre il medesimo disegno con la stessa
forma e lo stesso spessore; il lavoro così diventa molto
più semplice da eseguire. Come per tutte le forme artistiche,
anche nell'arte dell'intarsio, le evoluzioni portano
una maggiore complessità dei soggetti prescelti nei quali
vengono introdotti paesaggi caratteristici e scene di
vita dell'epoca. Con il passare degli anni, diventa di
moda la lastronatura degli stipi con essenze pregiate,
come l'ebano, in modo da consentire l'esecuzione di intagli
a basso rilievo (potevano permettersi l'ebano solo committenti
d'alto rango, e quindi questo materiale veniva spesso
sostituito con del pero ebanizzato, cioè tinto di nero).
Altra innovazione del tempo è l'introduzione di seghetti
che consentono di ottenere tessere con un taglio molto
più preciso e complesso.
All'inizio del '600 gli
intarsiatori italiani lavorano in tutta Europa; in particolare
il gruppo stabilitosi in Germania approfondisce una nuova
tecnica denominata a "foro e
controforo": si possono ottenere svariati
intarsi con il medesimo disegno, ma allo stesso tempo
con diverse essenze di differenti colori. Per creare
un intarsio, secondo questa tecnica, basta prendere vari
fogli di impiallacciatura e bloccarli all'interno di
due spessori di legno, abbastanza fini da consentire
il taglio senza troppa fatica, e seguire il disegno prescelto.
Una volta terminato il traforo, si ricompone il disegno
giocando con le varie essenze e seguendo le venature
ed i contrasti di chiaro-scuro.
Nel
periodo tra il 1600 e 1700 spicca in modo particolare
Andrè Charles
Boulle (1642 - 1732)che, pur non avendo creato
la tecnica dell'intarsio a foro e controforo, diventa
famoso per averla perfezionata ai massimi livelli e per
aver introdotto nuovi materiali come il metallo, il corallo,
bois de rose del Brasile, palissandro dell'India e amaranto
della Guyana. Con l'uso dei materiali quali ottone e
madreperla per circa 50 anni, si ricavano mobili molto
raffinati adatti alla dimora del Re Sole ed oggi gelosamente
custoditi presso il museo del Louvre a Parigi. Con il
'700 si ricomincia ad usare il legno come materiale primario
per questi capolavori. Molto ricercate sono le angolazione
delle venature per gli sfondi assemblati a seconda del
taglio del legno. Gli intarsi che hanno raggiunto livelli
di perfezione impensabili, vengono riquadrati da filettature
come se fossero veri e propri dipinti incorniciati; questi
raffinati disegni sono addirittura progettati da famosi
pittori e realizzati con contrasti molto meno appariscenti
di quelli del periodo precedente ma con particolari molto
più dettagliati e precisi.
Il
13 novembre 1738 nasce in Italia Giuseppe
Maggiolini, uno dei maggiori intarsiatori
della storia. I suoi lavori di grandissima precisione
spiccano per la grande quantità di essenze lignee, tutte
differenti tra loro; esistono ancora oggi documenti che
riportano le difficoltà incontrate per procurarsi più di
ottanta tipi diversi di legno e per ottenere quei sottili
fogli che permettevano al "maestro" di dare vita a fantastiche
composizioni policrome. Anche nell' '800 la Francia è la
culla di nuovi stili artistici che prendono il nome o
da un monarca o dal periodo storico che il Paese attraversa:
in ondine temporale troviamo lo stile Impero (inizia
nel 1804 con l'ascesa in trono di Napoleone e termina
intorno al 1815 con il Congresso di Vienna), lo stile
Carlo X, lo stile Luigi Filippo e lo stile Napoleone
III, che con breve intervallo di tempo, tra l'uno e l'altro,
influenzano l'arte variandone piccoli particolari. In
questo secolo i fastosi intarsi geometrici vengono accantonati
per passare ad un decoro più lineare e sobrio.
Con
Napoleone I l'arredo acquista strutture soprattutto
rettilinee: spariscono le smussature degli angoli
e il mobile mantiene solo le linee essenziali, i
bronzi sostituiscono parte della marqueterie e
vengono applicate al mobile, come già nel '700, con
piccole viti invisibili dall'esterno. Alcuni ebanisti
continuano comunque ad intarsiare i loro capolavori,
prediligendo motivi classici, come anfore e coppe,
festoni, corone di alloro e pregiati giochi di fondo
ottenuti con differenti tipi di venature accostate
tra loro. Con l'ascesa al trono di Carlo X, per esempio, è di
moda l'uso di essenze di legno con colori contrastanti:
intarsi molto scuri si staccano completamente dal
colore chiaro di fondo. Attorno al 1830 lo stile
Luigi Filippo inverte completamente il gioco di chiaro-scuro
del periodo precedente e riprende stili e tecniche
precedenti. Nel 1852 entriamo nel regno di Napoleone
III in cui rivivono tutti gli stili precedenti: si
ripropongono gli arredamenti del passato come mobili
Boulle riprodotti seguendo attentamente le tecniche
originali.
Per
quanto riguarda i materiali di intarsio di inizio ottocento
si può facilmente constatare che la qualità migliora
col passare degli anni. È verso la fine del secolo
che cominciano ad operare quegli intarsiatori che ci
introdurranno alle tecniche decorative del nostro secolo;
nasce infatti una nuova idea architettonica che si rispecchia
come sempre nell'arredamento: l'art
nouveau o modern style, presenta come novità il
disegno composto da soli elementi vegetali, caratterizzati
da lunghi gambi che si intrecciano tra loro quasi sempre
riquadrati da composizioni scultoree alquanto fantasiose.
Anche il prezzo degli intarsi si abbassa perché i macchinari
sono sempre più sofisticati e consentono maggiori precisioni,
rendendo il lavoro facile, veloce e di ottimo risultato.
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