DEFORMAZIONI
Le deformazioni, imbarcature e svirgolamenti di piani e gambe dei mobili, mettono
a dura prova l'abilità del restauratore, non solo dell' hobbysta, ma
anche del professionista. La correzione delle deformazioni, devono porre rimedio
ad una tensione naturale e costante dovuta alla espansione o restringimento
delle fibre del legno. Questo movimento del legno è dovuto principalmente
a:
- variazioni atmosferiche (umidità, riscaldamento
ecc.);
- utilizzo di materiale scadente o non stagionato;
- insufficienti cognizioni tecniche dell'artigiano che ha
costruito il manufatto.
Spesso le deformazioni dei piani sono da imputare al fatto
che essendo generalmente lucidati o lastronati solo dalla
parte in vista, avviene che l'azione degli agenti atmosferici
(umidità, aria ecc.) sia svolta differentemente sui
due lati del piano.
La soluzione a problemi dovuti alla deformazione del legno,
che si evidenziano più frequentemente o su ampi
piani in massello o sulle ante e frontalini dei cassetti
lunghi, non sono certamente di facile applicazione e nel
contempo non garantiscono una durata nel lungo periodo
a meno di interventi che risultano essere invasivi.
Prima di decidere se intervenire o meno, occorre verificare
se la deformazione è tale da compromettere la funzionalità.
Questo per due semplici motivi: il primo, come si è detto
per la difficoltà dell'intervento, il secondo è che
lievi imperfezioni contribuiscono a dare il fascino dell'antico
. Se si ritiene di intervenire, facciamolo solo se il mobile
non è di valore, diversamente affidiamolo ad un
professionista.
Deformazione del piano di un tavolo
Se
la deformazione interessa ad esempio il piano di un tavolo
o comunque un
piano fissato ad una carcassa rigida, si può intervenire
come mostrato in figura.
Con morsetti e con l'ausilio di
un travetto robusto, si porta in perfetta planarità il
piano. Si stringono lentamente i morsetti per evitare
di spaccature. Eventualmente si bagna il piano dalla
parte
grezza al fine di ammorbidire le fibre e facilitare il
raddrizzamento della tavola.
Una volta messo in piano,
si cerca di forzare la posizione in modo permanente con
l'ausilio di angolarini che verranno incollati tra piano
e fasce. Questo metodo risulta di semplice applicazione
e moderatamente invasivo. Il risultato è il più delle
volte soddisfacente soprattutto se il piano non è di
elevato spessore.
Metodo delle "virtù teologali"
Questo
metodo è così definito in un vecchio
libro di restauro, e si spiega in quanto richiede molta
fede
e speranza (la carità la si fa poi al restauratore
se non riesce).
Implica l'azione mediante morsetti e robusti
tutori rigidi e ben piani.
Si bagna preventivamente il
legno con acqua tiepida in modo che attraverso i pori
penetri nelle fibre ma senza eccedere ed asciugando le
eccedenze.
Il legno bagnato riacquista parzialmente elasticità,
quindi con morsetti e tutori (travetti diritti di robusto
legno)
si serra progressivamente (qualche giro ogni due
ore, tornando se del caso a bagnare la superficie, sino
a raggiungere piena planarità (a volte per raggiungere
il risultato ci vogliono anche due giorni con pochi giri
di vite ai morsetti ogni qualche ora).
Non bisogna serrare
troppo violentemente perché si rischia di spaccare
in due il piano del tavolino e morsetti e tutori debbono
essere usati in numero adeguato alla superficie.
Si lascia
quindi chiuso il pezzo nei morsetti per una decina di
giorni. Quindi con molta fede e speranza lo si toglie
dal serraggio
e lo si rimonta. il nome del metodo deriva dal fatto
che troppo spesso, dopo qualche tempo l'incurvatura ritorna,
ed il sistema è adatto ad eliminare piccole imbarcature
non gravi.
Una variante al metodo, che aiuta molto la fede e la speranza, è quella
di utilizzare un consolidante acrilico: una volta raggiunta
la planarità si applica a pennello sul lato grezzo
della tavola, il Paraloid
B72,
iniziando da una soluzione al 10% fino al 20% - 25% (con
incrementi del 5%). Prima
di passare alla successiva applicazione a concentrazione
maggiore si lasciano passare 4 - 5 giorni al fine di attendere
la completa essiccazione della precedente applicazione.
Anche
dopo l'ultima applicazione attendete almeno una settimana
prima di togliere i morsetti. Questo metodo, avvalendosi
dell'effetto del consolidante, dovrebbe garantire una maggiore
stabilità.
Sistema dei cunei
Il sistema descritto
di seguito, può essere
usato quando la deformazione è convessa rispetto
la parte lucidata ovvero quando la parte sulla quale si
deve intervenire è sul lato non a vista.
Questo
sistema è ben più invasivo e delicato del
precedente anche se garantisce maggiori risultati. Occorre
usare ogni attenzione per evitare di spaccare la tavola.
Si consiglia di usare questo metodo solo su mobili di poco
valore se non si ha una esperienza ben consolidata.
La
procedura consiste nel praticare sul retro del piano
da raddrizzare dei tagli paralleli a distanza tra 1,8 e
2,5 centimetri l'una dall'altra nel senso della venatura
del legno, fermandosi tre o quattro centimetri prima
del
bordo (a seconda delle dimensioni ci si può fermare
anche a un centimetro o andare fino in fondo se una volta
montato il piano non si vede il bordo) i tagli debbono
avere profondità pari ai 2/3 dello spessore del
piano da raddrizzare.
Successivamente si usano morsetti
e tutori come prima, sempre bagnando e con ancora maggiore
cautela nel serrare i morsetti (poco alla volta e lentamente).
Quando
il pezzo sarà piano le fessure praticate
si saranno un po' aperte. Si prendono allora dei cunei
di legno della stessa essenza, di lunghezza adeguata
per chiudere le fessure, più profondi delle fessure
da chiudere se ne possono usare anche due o più per
fessura se i tutori impediscono di vedere tutta la lunghezza
della fessura.
Per avere tutta la lunghezza della fessura
a vista, possiamo posizionare parallelamente alle fessure
delle stecche sulle quali poggeremo le traverse da stringere
con i morsetti (vedi figura).
A questo punto si cospargono
le sfilze a cuneo e le fessure di colla
d'ossa a caldo (disponibile anche come colla d'ossa in lastre, colla d'ossa pronta e colla
animale liquida pronta all'uso),
quindi si infilano nelle fessure, forzando leggermente
con dolci colpetti. Attenzione le sfilze a cuneo non
hanno lo scopo di raddrizzare, ma di bloccare un eventuale
ritorno
della svergolatura, quindi non vanno battuti come chiodi.
Alla
fine si pareggia la superficie eliminando l'eccesso di
legno dei cunei rispetto al piano. questo è il
metodo che da più risultati ma è abbastanza
delicato come intervento.
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